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La località di Campiglia e Roccolo rappresentano due importanti luoghi di interesse storico e naturalistico dell’Alto Vergante, territorio collinare posizionato tra le Province del Verbano-Cusio-Ossola.

Campiglia è un piccolo e antico borgo di origine medievale, che si trova poco fuori dal Comune di Nebbiuno, sulla strada che conduce a Massino Visconti.  Nebbiuno, centro di villeggiatura estiva e balcone sulla riviera occidentale del Lago Maggiore, è da sempre un centro agricolo rinomato per la produzione di fragole, mele, pere, pesche e frutti rossi (ribes, mirtilli, lamponi). Le numerose serre che circondano il centro urbano consentono una coltivazione di fiori di ogni genere, tra cui le azalee. I ritrovamenti archeologici rinvenuti testimoniano la presenza di insediamenti umani sia nell’epoca romana (I secolo d.C.), che in età longobarda (VII secolo). Il medioevo vide Nebbiuno appartenere al Feudo del Vergante e quindi passare ai Visconti e poi ai Borromeo.

Il borgo di Campiglia si estende tra stretti viottoli che costeggiano case in sasso e masserie che oggi fanno parte di una tenuta agricola. Appena oltrepassate queste antiche dimore, scendendo verso la sottostante collina che si affaccia sul Lago Maggiore, ad una altitudine di circa 450 metri s.l.m., si trova il famoso Roccolo, una torre del 500 circondata da un parco ricco di vegetazione, con alcune piante secolari e una vista mozzafiato.  Proprio di fronte al Roccolo, sulla sponda opposta del lago, quella lombarda, si scorge la Rocca di Angera.  Un tempo il Roccolo veniva utilizzato per catturare gli uccelli attraverso un sistema di reti fisse ben nascoste tra gli alberi; pare che anche la Regina Margherita, appassionata ornitologa, usasse salire al Roccolo durante i suoi soggiorni a Stresa per ammirare le specie qui custodite.

Il Roccolo della Campiglia, oggi, è la sede dell’Azienda Agricola di Stefano Garanzini, giovane Imprenditore Agricolo Professionale, con laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie conseguita presso l’Università Statale di Milano.

Alla coltivazione di frutti rossi e piante da frutto, tra cui ciliegie, amarene, pesche, albicocche, fichi, prugne, pere e mele, che vengono utilizzati per la preparazione di marmellate, da alcuni anni si è affiancata anche quella degli ulivi: 1.100 alberi che rappresentano le cultivar italiane più pregiate (Leccino, Frantoio, Pendolino e Casaliva). Il particolare microclima di cui gode il territorio sui cui sono stati piantumati gli ulivi, il terreno, i trattamenti e la manutenzione degli stessi, sotto la guida esperta di agronomi e specialisti nella coltivazione di ulivi e nella produzione di olio, hanno permesso di produrre un olio extra vergine particolarmente fruttato, con un tasso di acidità molto basso e con un gusto piccante e amaro gradevolmente armonioso. I polifenoli di cui è ricco l’olio extra vergine di oliva proteggono l’olio dal processo di ossidazione e, come noto, svolgono una potente azione antiossidante anche nel nostro organismo. L’olio del Roccolo della Campiglia si può definire un olio di nicchia, per i palati più esigenti.

Già in passato, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, si trovavano frantoi e torchi, segno che la coltivazione degli ulivi era usuale come quella delle piante tipiche dei climi più temperati (cedri, limoni, palme). Dalle ricerche effettuate dagli storici si è appreso che: “L’olio che si otteneva dalla spremitura delle olive del Lago Maggiore era di particolare pregio in quanto, oltre al sapore estremamente delicato e al bassissimo grado di acidità, ventava, per effetto delle particolari condizioni di clima e di composizione del terreno, una combinazione organolettica tale da renderlo straordinariamente digeribile e vitaminico. Per tutte questi motivi veniva utilizzato in molte diete alimentari e in particolare era indicato per quelle dei bambini, degli anziani e per i malati che si recavano sul Lago Maggiore per la convalescenza, Fino agli inizi del novecento era un ricercatissimo e pregiato elemento di alta gastronomia e c’è ancora qualcuno che ricorda con nostalgia quanto fosse impareggiabile e unico il filetto del pesce persico del lago, fritto nell’olio del Verbano”.

Dal Roccolo della Campiglia è possibile raggiungere le principali località turistiche e storiche che si incontrano compiendo il periplo dei Laghi Maggiore e d’Orta e addentrandosi nelle valli dell’Ossola. A pochi chilometri dal Roccolo sono situate note stazioni di soggiorno come Arona, Stresa, Lesa, Meina, Verbania, da dove è possibile raggiungere le Isole Borromee, famose in tutto il mondo, il borgo di Mergozzo con il suo lago di acqua limpida, il Montorfano, conosciuto per la sua intatta chiesa romanica. Dal Roccolo è facilmente raggiungibile anche il Lago D’Orta e il pittoresco borgo di Orta San Giulio, l’Isola di San Giulio con la sua nota Abbazia Benedettina, e il Santuario della Madonna del Sasso. Il Roccolo è altresì poco distante dal villaggio montano di Cicogna, una delle porte d’accesso al Parco Nazionale Valgrande.  Continuando sulla superstrada per il Sempione, si possono visitare il borgo di Vocogno, con il suo bel castello medioevale, sede del museo archeologico dedicato alla storia e alla cultura dei Celti, antica civiltà presente sul territorio, e la Valle Vigezzo con le sue note bellezze naturalistiche e artistiche, tra cui il Santuario di Re.

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